Meditando si impara: Mindfulness e consapevolezza del corpo

di Elena Bilotta

Le pratiche di consapevolezza corporea aiutano a coltivare la conoscenza e la saggezza attraverso l’esplorazione delle sensazioni fisiche sperimentate nel momento presente

 Nella vita quotidiana non si è abituati a prestare attenzione al corpo. Si tende a sottovalutarne il potenziale e a focalizzarsi automaticamente sull’esperienza della mente, come se il corpo non avesse abbastanza “peso”. Quando poi il corpo è la sede di un malessere, come accade quando si soffre di una malattia o di dolore cronico, sicuramente questo rapporto si complica e può diventare sfidante entrarci in contatto in modo amorevole ed equanime. Una delle esperienze più forti e rivelatrici per chi pratica la Mindfulness, cioè l’osservazione non giudicante di quello che accade nel momento in cui accade, è di tornare a percepire il proprio corpo e il proprio respiro così come sono, e attraverso questa esperienza, riprendere contatto con il proprio vivere.

Praticare la Mindfulness aiuta a sviluppare l’innata capacità umana di prestare attenzione, invitando a farlo senza giudizio, con gentilezza, osservando il corpo nel corpo. Cosa vuol dire “osservare il corpo nel corpo”? Vuol dire sviluppare l’abilità di “sentire” non attraverso la mente, come si è abituati a fare, ma attraverso quella parte di se stessi che è sempre presente, anche quando la mente non lo è: il corpo. Nel programma MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction Program) ideato da Jon Kabat-Zinn, il punto di partenza è proprio quello di ripartire dal corpo per prendersi cura di sé. Lo si fa sin dal primo incontro con il body-scan, una pratica formale che consiste nel ripercorrere l’intera superficie del corpo passandolo sotto lo “scanner” della consapevolezza, ponendo attenzione alle qualità fisiche di ogni piccolo particolare del corpo, osservandolo e sentendolo per come si presenta, senza cercare di modificarlo.

Lo yoga, un’altra pratica formale fondamentale dell’MBSR, è invece usato per sviluppare la consapevolezza del corpo in movimento, per entrare in contatto con il cambiamento che il moto genera e per imparare a porre l’attenzione alle richieste e ai limiti del corpo in movimento. Il movimento rappresenta un importante “laboratorio di apprendimento” per osservare e imparare ciò di cui il corpo è capace, senza sforzo, e senza competizione alcuna. Lo yoga può essere considerato un condizionamento muscolo-scheletrico che porta in modo naturale ad avere più forza, equilibrio e flessibilità. È una pratica meditativa profonda che sviluppa le stesse capacità anche a livello mentale.

Un aspetto importante delle pratiche in movimento è che possono aiutare quando si hanno difficoltà a praticare da seduti o a tenere fermo e tranquillo il corpo. Come nella pratica camminata, che consiste nel camminare osservando ogni singolo passo, senza voler raggiungere alcuna meta, e rimanendo in ascolto delle sensazioni dei piedi a contatto con il pavimento. Nella semplicità della meditazione camminata, può capitare di diventare consapevoli di particolari molto semplici ma mai banali: camminare è un movimento in avanti automatico che spesso diamo per scontato, dimenticandoci di quanto sia miracoloso.

Uno dei principi della psicologia buddhista sostiene che “la consapevolezza del corpo consente di vivere pienamente e porta guarigione, libertà e saggezza”. Riscoprendo il corpo momento dopo momento, che sia attraverso il body-scan, lo yoga o la pratica camminata, si può entrare in contatto con la qualità della propria presenza nel qui e ora. In questa modalità di ascolto e osservazione si possono imparare molte più cose di quanto si è abituati a credere.

Per approfondimenti:

Kabat-Zinn, J. (2015). Riprendere i sensi: guarire se stessi e il mondo attraverso la consapevolezza. TEA.

Kornfield, J. (2016). Il cuore saggio. Corbaccio.

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