Ma i bambini… Cosa sognano?

di Monica Mercuriu

Uno studio pioneristico svela i contenuti dei sogni dei bambini, alle prese con differenze di età e di genere

I bambini sognano? Sicuramente sì, ma cosa? In una ricerca pioneristica molto accurata, condotta nel 1985 nell’Università del Wyoming da David Foulkes e collaboratori, sono stati analizzati i sogni di due gruppi di bambini, di età compresa tra i tre e i quindici anni, attraverso uno studio longitudinale durato ben cinque anni.
I bambini dormivano all’interno del Laboratorio del Sonno, monitorati con sistemi di elettropolissonografia. Una volta svegliati, veniva chiesto loro di raccontare i sogni che avevano fatto. Sono stati seguiti gli stessi bambini per tutta la durata dello studio.
I risultati sono stati di notevole interesse, poiché hanno messo in evidenza come vi sia una vera e propria evoluzione dei sogni con l’avanzare dell’età, oltre a mostrare come i sogni stessi siano diversamente caratterizzati per età e sesso.
I ricercatori sono partiti dall’ipotesi che i sogni abbiano un fondamento biologico, consistente in onde cerebrali che, durante una certa fase del sonno, vengono trasmesse dalle strutture cerebrali più profonde a quelle percettive, legate alla memoria e alle emozioni, producendo una serie di immagini suggestive ed emotivamente rilevanti non legate tra loro. L’attività mentale e cognitiva dell’uomo e del bambino, presente anche nel sonno, tenta di riordinare queste immagini, dando loro un filo logico attraverso i vissuti quotidiani, le emozioni che il soggetto prova o ha provato e i frammenti di memoria.
Nei bambini questo complesso sistema non è ancora sviluppato e risente dei meccanismi evolutivi tipici di ciascuna età; infatti, nei sogni dei bambini più piccoli, dai tre ai cinque anni, compaiono per la maggior parte delle volte bisogni elementari: il mangiare, il dormire, il sentirsi protetti. I sogni sono poco movimentati, caratterizzati da immagini statiche e intense dal punto di vista emotivo, poiché il punto di vista dell’osservatore è solamente esterno.
I sogni dei bambini più grandi, tra cinque e i sette anni, tendono ad assumere la forma di storie o narrazioni, in cui è possibile rintracciare la presenza di un mondo reale, ma in miniatura. Compare la famiglia, spesso gli animali; si tende a sognare coetanei del proprio genere. I soggetti iniziano a prendere parte ai sogni che fanno e ne diventano protagonisti. Le attività sognate dai bambini non riguardano più solamente i bisogni elementari, ma compaiono motivazioni di carattere sociale: appaiono i brutti sogni, associati spesso a un cattivo sonno; sembra proprio che sia quest’ultimo a determinare la probabilità di sognare cose spiacevoli e non viceversa. Un’altra curiosità consiste nel fatto che i maschi fanno sogni più sgradevoli rispetto alle femmine.
Tra i sette e i nove anni, grazie allo sviluppo di una migliore capacità narrativa, i resoconti dei sogni dei bambini si fanno maggiormente articolati. Il soggetto diventa sempre più protagonista delle sue narrazioni, è una parte attiva, i sogni si allungano anche nella loro durata e compaiono emozioni e sentimenti perlopiù gradevoli; a livello contenutistico sono meno presenti gli animali, è poco presente la scuola e sono più accurati i ricordi delle persone familiari o estranee. Nei sogni vengono riferiti chiaramente stati emotivi gradevoli, legati a emozioni positive, ma anche rabbia e delusione; inoltre possono aumentare i contenuti legati alle paure e gli studiosi osservano come questi siano maggiormente presenti nei soggetti che si erano dimostrati tesi e nervosi durante il giorno e in quelli che da sempre avevano manifestato disturbi del sonno. Ancora una volta, le paure nei sogni sembrano correlare con l’attività diurna del sognatore.
Tra i nove e gli undici anni, i bambini riescono a fare sogni lunghi e articolati come quelli di un adulto; compaiono la scuola, i familiari e gli estranei, soprattutto di sesso maschile sia per femmine sia per maschi, che si differenziano, seppur in maniera minima, per caratteristiche legate alla socialità: le femmine tendono di più a sognare bambine, i maschi fanno sogni dinamici e di movimento.
Stesso andamento tra gli undici e i tredici anni, con maggiore presenza dei sentimenti nei sogni, perlopiù gradevoli, minore presenza della famiglia e della proprie casa e predominanza delle attività svolte, che spesso vengono riprodotte. Le emozioni sono presenti in maniera dominante, maggiormente quelle positive rispetto a quelle negative; aumentano le differenze di genere: i maschi sognano più spesso figure maschili e riferiscono di contenuti legati alla minaccia e all’aggressione, con conseguente aumento delle emozioni negative.
Tra i tredici e i quindici anni, i sogni dei soggetti si caratterizzano per l’elevato valore simbolico: sono sempre più presenti luoghi indefiniti e poco precisi; la casa viene sognata più spesso dalle ragazze rispetto ai ragazzi, che continuano a fare sogni meno piacevoli delle coetanee.

La ricerca condotta da Faulkes e collaboratori, seppur pioneristica e con limiti evidenti, dettati dal campione ristretto della popolazione analizzata, ha gettato le basi per ulteriori analisi sul sonno e sui sogni dei bambini, con particolare attenzione all’aspetto qualitativo ed evolutivo, caratterizzato dalle diverse fasi di vita e dalle sempre più crescenti abilità sviluppate nel periodo compreso tra l’infanzia e l’adolescenza.

Per approfondimenti:
Children’s Dreaming and the development of Consciousness. D. Faulkes

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