Mentire a me stesso? Ma no, non è vero!

di Emanuela Pidri

 L’autoinganno, una strategia inconsapevole per fronteggiare conflitti dolorosi

 Ogni essere umano desidera essere felice ma un importante ostacolo alla felicità è ciò che impedisce di conoscerci meglio e di sviluppare le nostre possibilità. Una caratteristica comune a tutti gli individui è la tendenza a mentire a se stessi. L’ingannarsi potrebbe assumere due forme differenti: dissonanza cognitiva, allo scopo di non essere in errore e autoinganno, allo scopo di non soffrire. Con la parola “autoinganno” si è soliti indicare un insieme di fenomeni che caratterizzano una condizione di scarsa trasparenza o completa oscurità, in cui un individuo può venire a trovarsi nei confronti dei propri pensieri o delle ragioni che lo portano a compiere determinate azioni.
Aristotele introduce il concetto di “akrasia”, descrivendo una condizione di incontinenza, volubilità della volontà, una mancanza di controllo razionale sulle proprie azioni e sulle proprie scelte. Leggi tutto “Mentire a me stesso? Ma no, non è vero!”

Sono orfano ma mio padre è vivo

di Benedetto Astiaso Garcia

Quali sono gli aspetti specifici della funzione di padre? Quali derive sociali e psicologiche comporta l’eclissi di tale ruolo?

La figura del padre, sin dallo sviluppo del bambino, si manifesta attraverso una ferita: la rappresentazione simbolica del distacco, della perdita e dell’abbandono della totalità psichica del fanciullo. La ferita conferisce alla vita un senso di finitudine, limitatezza e direzione. Essere padre significa, in prima istanza, insegnare che la vita non rappresenta solamente appagamento, conferma e gratificazione; ciò genera un necessario trauma, affettivo e psicologico, di interruzione del legame simbiotico con il materno.
L’indispensabile ferita paterna è la condizione senza la quale non esisterebbe la legge in quanto istituzione dell’ordine umano e la realtà sarebbe ridotta a un caotico e illimitato principio del piacere. Contrastare il narcisistico senso di onnipotenza del bambino, infatti, significa favorire processi di accettazione, che lo portano a introiettare vincoli e regole funzionali allo sviluppo psicologico. Leggi tutto “Sono orfano ma mio padre è vivo”

Devo guidare, ma ho paura!

di Cristina Salvatori

Come affrontare l’amaxofobia, la paura persistente di condurre un autoveicolo

La difficoltà nel condurre un veicolo può essere conseguenza di diversi disturbi psicopatologici, quali il disturbo ossessivo compulsivo, la depressione, l’agorafobia e il disturbo post traumatico da stress; tuttavia, quando questa assume le sembianze di una vera e propria fobia, prende lo specifico nome di “amaxofobia”.
La paura di guidare può essere estremamente invalidante, perché influenza molteplici aspetti della vita dell’individuo, limitandone l’autonomia e la libertà di movimento. La persona si trova costretta a dover chiedere il sostegno degli altri o a organizzare la propria esistenza (scelte lavorative, possibilità di svago, scelta di abitazione) in relazione al fatto di non dover guidare. Leggi tutto “Devo guidare, ma ho paura!”

Rubrica Se mi lasci Mi cancello? Dipendenza affettiva e violenza sulle donne

di Erica Pugliese

La violenza sulle donne ha radici culturali specifiche, nutrite dal mito dell’amore romantico che intreccia l’idea di passione a quella di relazioni intime violente e che illude con promesse il più delle volte false. È promossa da stereotipi di genere che hanno diffuso e favorito un prototipo di donna debole, metà di una mela, incompleta senza un uomo nel ruolo di principe e salvatore. È spinta da un substrato culturale che vede nei principi di tolleranza e sacrificio a tutti i costi, la formula per il buon funzionamento della relazione e alla quale si affianca l’idea che la realizzazione personale della donna sia seconda a quella dell’uomo e al matrimonio. Così, sebbene sembrino lontani i tempi in cui Franca Viola vinceva la sua guerra per l’abolizione del matrimonio riparatore che avrebbe salvato, secondo la legge e la morale dell’epoca, l’onore della ragazza “svergognata” dallo stupro, vent’anni dopo sono ancora numerose le donne vittime di violenza nelle relazioni intime, violenza sessuale, fisica, psicologica, emotiva ed economica. Leggi tutto “Rubrica Se mi lasci Mi cancello? Dipendenza affettiva e violenza sulle donne”

Primo appuntamento: un’analisi psicologica

di Brunetto De Sanctis

Cosa succede quando due partner si incontrano: un’analisi condotta da alcuni psicologi usando gli speed dating rivela alcune informazioni interessanti sul primo appuntamento e cosa succede quando va bene

Alla fine degli anni ’90 il rabbino Yaacov Deyo ha inventato lo speed dating per aiutare i single ebrei a incontrarsi a Los Angeles. Nello speed date di Deyo le persone interessate a conoscere dei potenziali partner effettuavano dai 10 a 25 incontri molto brevi (ad esempio 4 minuti) con una serie di partner di sesso desiderato. Dopo l’incontro, i partecipanti segnalano se erano interessati o meno ad incontrare di nuovo la persona che avevano conosciuto. Se le due persone acconsentono, sono messe in contatto per effettuare un secondo, classico incontro.

Questo paradigma, da un punto di vista scientifico, permette di analizzare in modo veloce e accurato i primi momenti di una coppia, permettendo di capire alcuni meccanismi che fanno sì che due persone poi scelgano di continuare a frequentarsi. Leggi tutto “Primo appuntamento: un’analisi psicologica”

Training cognitivo: istruzioni per l’uso

di Antonella D’Innocenzo

Indicazioni teoriche e pratiche per una buona riuscita della riabilitazione cognitiva

La riabilitazione cognitiva è un processo terapeutico rivolto a persone con deficit cognitivo-comportamentali, conseguenti a lesioni cerebrali acquisite (ad esempio un trauma cranico), oppure a patologie neurodegenerative (ad esempio una demenza); lo scopo è quello di ottenere il massimo grado di autonomia, migliorando il funzionamento e la qualità di vita della persona e della sua famiglia. È un processo complesso, che comprende l’esecuzione di attività specificamente progettate, che vanno dalla somministrazione e la ripetizione di esercizi specifici, training cognitivo, all’addestramento all’uso di strategie e ausili, alla gestione dei sintomi emotivi-comportamentali, conseguenti alla patologia cerebrale e la presa in carico della famiglia.

Gli obiettivi e le procedure del processo riabilitativo sono differenti a seconda della causa dei deficit. Leggi tutto “Training cognitivo: istruzioni per l’uso”

Ma i bambini… Cosa sognano?

di Monica Mercuriu

Uno studio pioneristico svela i contenuti dei sogni dei bambini, alle prese con differenze di età e di genere

I bambini sognano? Sicuramente sì, ma cosa? In una ricerca pioneristica molto accurata, condotta nel 1985 nell’Università del Wyoming da David Foulkes e collaboratori, sono stati analizzati i sogni di due gruppi di bambini, di età compresa tra i tre e i quindici anni, attraverso uno studio longitudinale durato ben cinque anni.
I bambini dormivano all’interno del Laboratorio del Sonno, monitorati con sistemi di elettropolissonografia. Una volta svegliati, veniva chiesto loro di raccontare i sogni che avevano fatto. Sono stati seguiti gli stessi bambini per tutta la durata dello studio.
I risultati sono stati di notevole interesse, poiché hanno messo in evidenza come vi sia una vera e propria evoluzione dei sogni con l’avanzare dell’età, oltre a mostrare come i sogni stessi siano diversamente caratterizzati per età e sesso. Leggi tutto “Ma i bambini… Cosa sognano?”

Il DOC si fa novel: “Il Nao di Brown”

di Giuseppe Femia

Una Graphic Novel giapponese illustra il disagio ossessivo-compulsivo, in bilico tra storytelling e terapia

Un paziente, appassionato di fumetti, mi suggerisce la lettura di “Il Nao di Brown”, una Graphic Novel che descrive la psicologia di una ragazza anglo-giapponese affetta da disturbo ossessivo compulsivo. La novel illustra il disagio della protagonista in una ambientazione transculturale, mediante una chiave narrativa originale e coinvolgente.

Nao ha continui pensieri intrusivi e indesiderati, durante i quali ha paura di fare del male agli altri in modo aggressivo, teme di perdere il controllo e mette in atto dei dialoghi a carattere ruminativo per scongiurare la possibilità di essere realmente una cattiva persona.

Leggi tutto “Il DOC si fa novel: “Il Nao di Brown””

Ridere in terapia: questione assai seria

di Caterina Parisio

Alleanza terapeutica, uso dell’ironia e capacità metacognitive

Una buona relazione terapeutica è un requisito fondamentale per l’efficacia di un trattamento, ma la costruzione di una buona e stabile relazione è qualcosa di estremamente delicato, che diventa altamente problematico se ci si riferisce a target di pazienti gravi.

Ciò che rende particolarmente importante la relazione terapeutica è il fatto che essa consenta di influire sui livelli di funzionamento metacognitivo, in modo da rendere il paziente capace di operazioni mentali terapeutiche altrimenti deficitarie o problematiche.

Dati di ricerca hanno ripetutamente dimostrato come l’alleanza terapeutica sia un potente fattore predittivo dell’esito del trattamento psicoterapeutico; essa rappresenta, infatti, il fattore terapeutico aspecifico con maggiore capacità di predire il buon esito del trattamento, configurandosi, così, come un nucleo concettuale e clinico di estrema rilevanza. Leggi tutto “Ridere in terapia: questione assai seria”